La visita della speaker della camera Nancy Pelosi a Taipei, capitale di Taiwan e i colloqui con la presidente Tsai Ing-wen hanno innescato la furiosa reazione cinese.
Taiwan, 3 agosto 2022
La speaker della Camera USA, l’ottantaduenne Nancy Pelosi, nel corso di una visita nel settore orientale, si è fermata a Taiwan, per colloqui ad altissimo livello che hanno scatenato forti reazioni cinesi.
Nancy Pelosi ha affermato: “Veniamo in amicizia a Taiwan, veniamo in pace nella regione” e ha rassicurato la presidente Tsai Ing-wen “La nostra delegazione è giunta a Taiwan per chiarire in maniera inequivocabile che non abbandoneremo Taiwan”. Inoltre ha aggiunto: “La determinazione degli Stati Uniti nel preservare la democrazia a Taiwan e nel resto del mondo è inviolabile e Taiwan ha creato una democrazia prospera nonostante un crogiolo di sfide” Indicando così la Cina come minaccia in questo processo.
REAZIONI PERICOLOSE
Da parte sua, la Repubblica Popolare cinese ha reagito molto duramente e con azioni decise, svegliando in piena notte l’ambasciatore USA e convocandolo per manifestare una protesta formale. Il viceministro degli Esteri cinese Xie Feng ha affermato che “Pelosi ha deliberatamente provocato e giocato con il fuoco, violando gravemente il principio dell’unica Cina”
Il governo cinese si è mosso con una straordinaria compattezza e durezza: “La collusione con forze straniere porterà alla distruzione di Taiwan” gettandola “nell’abisso del disastro” ha affermato il portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo cinese, aggiungendo: “Quello che hanno fatto ha minato gravemente lo sviluppo pacifico dei legami nello Stretto, gravemente messo a repentaglio la pace e la stabilità e gravemente danneggiato gli interessi fondamentali della nazione cinese”.
Sulla stessa linea le affermazioni di Fu Cong, direttore del dipartimento di controllo degli armamenti del Ministero degli Esteri cinese: “Gli Stati Uniti dovranno affrontare serie ritorsioni da parte della Cina a causa della visita a Taipei di Nancy Pelosi (…) Queste azioni statunitensi porteranno a gravi conseguenze negative” e ha fatto riferimento alla crisi come “molto grave poiché investe la la sovranità e l’integrità territoriale della Cina.” Secondo Fu Cong la Cina “sta facendo tutto il possibile per riunificare pacificamente il Paese, anche se non rinunciamo all’opzione militare”.
Queste parole sono una chiara minaccia di ritorsioni militari sia verso Taiwan che contro gli Stati Uniti e sono state seguite da azioni precise atte a sostenerle: Taipei ha riferito che il giorno dell’arrivo di Nancy Pelosi ventuno aerei militari cinesi sono entrati nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan. Inoltre le autorità di Pechino hanno chiesto a tutte le linee aeree che operano nella zona di evitare lo spazio aereo intorno all’isola, in particolare sei settori che praticamente circondano Taiwan, in quanto le esercitazioni non sono compiute con proiettili e armamenti a salve ma reali: questo offre una chiara idea dello stato d’animo cinese.
Il comando orientale dell’Esercito popolare di liberazione ha diffuso un avviso secondo cui effettuerà operazioni di tiro di artiglieria a lungo raggio e lanci di missili nel mare a est di Taiwan, come parte “di esercitazioni mirate” in risposta alla visita della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi.
La reazione di Taipei è stata decisa, denunciando la violazione delle acque territoriali della nazione: “Questa è una mossa irrazionale per sfidare l’ordine internazionale (…) Le forze armate taiwanesi difenderanno la sicurezza nazionale”.
DEMOCRAZIA E INTERESSI NAZIONALI
Nancy Pelosi ha dichiarato che è a Taiwan per sostenere la democrazia ma come sempre in questi casi è necessario tradurre il vocabolo nel corrispondente geopolitico americano, e cioè interessi nazionali. Si usa democrazia o altri sostantivi simili per garantire alle proprie motivazioni pubblica approvazione e una universalità morale che in effetti non esiste.
Naturalmente anche imperi come la Russia e la Cina fanno lo stesso anche se in toni meno roboanti: in realtà non è la democrazia l’obiettivo ma l’interesse economico e /o strategico, per esempio il petrolio, la presenza militare nell’area, o anche, come in questo caso, i semiconduttori. Taiwan da sola infatti rappresenta il 54% del mercato globale dei semiconduttori, parte fondamentale dei circuiti integrati o microchip, e questa posizione leader fa gola alla Cina che vorrebbe appropriarsene, specialmente interessata al colosso taiwanese Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc).
Recentemente il Congresso USA ha votato una legge che stanzia 70 miliardi di dollari in crediti ad hoc e sussidi vari, destinati a rendere la produzione di semiconduttori in USA più competitiva e in grado di reggere il confronto con quella cinese. Curiosamente l’industria statunitense dei semiconduttori passerà sotto il controllo di Nancy Pelosi e naturalmente il fatto che sia stata proprio lei a visitare Taiwan non può certo essere un caso.
COME SI È GIUNTI STORICAMENTE A QUESTA SITUAZIONE?
Taiwan ha avuto una storia piuttosto complessa: prima del 1600 aveva un governo autonomo ma la situazione cambiò con l’avvento degli Olandesi di cui divenne colonia (1624-1661). Nella seconda metà del secolo passò sotto l’influenza cinese che governò l’isola dal 1683 al 1895, anno in cui, In seguito alla guerra sino-giapponese Taiwan passò ad essere una colonia del Sol Levante.
Il Giappone dovette lasciarla in seguito alla sconfitta nel secondo conflitto mondiale (1945); di conseguenza la Cina invase Taiwan sottomettendola nel 1949 ed essa divenne parte della Repubblica Popolare cinese con il consenso di Regno Unito e USA.
Nel 1927 in Cina scoppiò una guerra civile che durò fino al 1950, le truppe del generale Chiang Kai-shek furono sconfitte da quelle di Mao Zedong e fuggirono a Taiwan con i loro sostenitori, circa un milione e mezzo di persone. Quivi installarono un governo nazionalista per i successivi 25 anni, poi Taiwan si avviò verso una progressiva democratizzazione e una fiorente industrializzazione.
Oggi Taiwan non è riconosciuta come entità nazionale dai 4 membri permanenti ONU (USA, Russia, UK e Francia) ma nemmeno dal Canada e dalle nazioni europee pur mantenendo rapporti diplomatici con 14 paesi. Tra questi ci sono Belize, Città del Vaticano, Guatemala, Haiti, Honduras, Isole Marshall, ecc. Si tratta di nazioni piccole e non ricche, a parte la Città del Vaticano. La questione del riconoscimento di Taiwan come nazione è delicata e molto difficile da risolvere anche perché la Cina non tollera alcuna ingerenza su questo argomento.
LA CHIAVE DI LETTURA: SCOPPIERÀ UNA GUERRA GLOBALE?
In definitiva come devono essere interpretati questi eventi?
Le manovre militari cinesi in sei settori circondano l’intera isola e ne violano le acque territoriali: questo in politica estera è il più forte segnale da inviare agli Stati Uniti che dimostrano tutta la fermezza cinese e il messaggio è chiarissimo: Taiwan è nostra e presto ce la riprenderemo. Si tratta di una affermazione fatta dalle autorità cinesi in maniera ufficiale e ripetuta più volte nel corso degli ultimi anni: non è una questione di se, ma esclusivamente di quando ciò avverrà.
In definitiva gli Stati Uniti hanno di nuovo mostrato la volontà di imporre al mondo una visione democratica che in realtà è qualcosa di molto diverso, il messaggio intrinseco significa: noi siamo e vogliamo rimanere la nazione guida e chiunque si scontri con noi ne subirà le conseguenze.
Né la Cina né l’impero russo di Putin accettano questa visione americana e non hanno alcun problema a manifestarlo, come più volte sostenuto da Putin nel caso dell’Ucraina e ora anche dalla Cina, ciò significa essenzialmente che sono pronti e preparati da tempo allo scontro militare anche nucleare.
CONTESTUALIZZARE LO SCENARIO DI CRISI
La crisi taiwanese va infatti inquadrata tenendo conto dello scenario bellico che si è generato con l’invasione russa dell’Ucraina: la guerra è in atto e gli USA, oltre a fornire armi all’Ucraina hanno in ogni modo possibile spinto gli alleati europei a fornire a loro volta armi e a sanzioni economiche contro la Russia che si sono rivoltate contro di loro, come era già stato previsto.
È di questi giorni la notizia che Putin ha autorizzato le forniture alle forze armate e alle navi militari russe di missili Zircon, l’arma russa più preoccupante per la NATO, un razzo che non è intercettabile a causa della sua velocità elevatissima (11.000 km/h) e che si rende invisibile mediante una nuvola di plasma che crea intorno in grado di assorbire le onde elettromagnetiche.
CONSIDERAZIONI FINALI
Tutti questi elementi evidenziano un chiaro scenario geopolitico: le grandi potenze si stanno preparando a una guerra, e lo fanno con parole molto dure che si scambiano già da tempo, con modalità diplomatiche che fanno impallidire la crisi dei missili di Cuba: questo perché il filo rosso psicologico che terrorizzava sia il governo americano dell’epoca che quello russo, è stato ampiamente superato dai media e dagli analisti di entrambi gli schieramenti che parlano di guerra nucleare come possibile e addirittura probabile trattandola come una opzione normale, mentre significherebbe una distruzione totale (nonostante la possibilità di usare armi nucleari tattiche, meno potenti) ma ciò non viene mai menzionato. La propaganda mediatica mainstream ha abituato i popoli alla possibilità di uno scontro nucleare facilitando così il sostegno nazionale a qualunque azione si ritenga opportuna alla difesa del proprio paese.
Pochi mesi fa Business Insider citava le parole recenti del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres secondo cui la guerra nucleare è “tornata nel campo delle possibilità” e riportava le affermazioni di un media di stato russo secondo cui grazie ai missili Zircon la Russia è in grado di colpire bersagli in territorio americano vaporizzandoli in meno di 5 minuti dopo il lancio.
Ho più volte scritto in questo blog che il mondo sta andando velocemente incontro a una guerra che sarà lunga, distruttiva e che genererà la base per un Nuovo Ordine Mondiale, molto simile a quello di Hitler: per approfondimenti rimando ai miei saggi, in particolare L’Enigma occulto di Hitler- Il Terzo Reich e il Nuovo Ordine Mondiale e specialmente al testo Il Terzo Protocollo che ne illumina i retroscena.
Naturalmente gli USA sanno benissimo che la Cina non ha alcun timore, né remora, nel rispondere con una decisa e potente azione militare nell’area di Taiwan, che significherebbe una immediata escalation e guerra globale. Ciò nonostante continuano imperterriti a stuzzicare il drago che si è svegliato e non ha alcuna intenzione di cedere, al contrario si sta preparando da tempo a questa situazione.
Sotto più aspetti l’analisi geopolitica dello scenario globale ci rivela una forte possibilità di guerra; è possibile che non si trasformi in nucleare ma quando si tratta di vincere ad ogni costo si usa ogni arma a disposizione.
Ora che Nancy Pelosi è sulla via del ritorno a casa, ci sono comunque molti aspetti che esulano da una semplice analisi tattica e strategica e riguardano elementi davvero insoliti e particolari che si muovono e agiscono dietro le quinte internazionali ma che si rivelano i veri registi di ogni crisi come questa. Essi hanno relazione col Deep State, ma mi fermo qui: se volete sapere cosa muove veramente la storia, vi consiglio i due miei libri citati sopra e gli altri alla pagina Pubblicazioni del mio sito.
Le cose stanno molto peggio di quanto si possa immaginare se si seguono i media italiani, che come sempre, sono costretti a non dare le notizie che contano davvero per capire cosa sta accadendo con ragioni e cause: il giornalismo italiano (all’estero il fenomeno è lo stesso ma l’informazione inglese e americana rimane sempre molto più corretta) purtroppo è stato costretto a genuflettersi alla più bassa propaganda gossip ad ogni livello, che azzera intelligenze e raziocini.
Lo scopo di articoli come questo è di reagire (e far reagire) a queste dinamiche deleterie.