Consigli, esperienze e punti di vista in libertà che ogni lettore e scrittore dovrebbe considerare.
Dove sta andando l’editoria?
Self-publishing VS casa editrice, pagare o non pagare la pubblicazione, editing, royalties & Co., costruire un romanzo dal nulla: questioni importanti che richiedono risposte chiare in un mercato come quello editoriale in veloce transizione verso piattaforme digitali. Oggi una doppia intervista a un autore affermato e a una editor di grande professionalità per fare luce sulle dinamiche che caratterizzano questa realtà.
Pierluigi Tombetti (Autore, A) intervista Beatrice Valeriani (Editor, E) che intervista Pierluigi Tombetti:
A: Beatrice, tu sei l’anello di congiunzione tra case editrici (CE) e autori, ma conosci anche il mondo dell’auto-pubblicazione: dal tuo punto di vista meglio self publishing o CE?
E: Questa scelta è decisamente soggettiva: diciamo che per quanto riguarda la mia esperienza ho notato che gli autori alla prima pubblicazione preferiscono avere alle spalle un editore, vuoi per una questione di sicurezza, vuoi per una questione, diciamo, di prestigio. Ci sono moltissime CE, anche piccole, che offrono un servizio veramente notevole. D’altro canto il self publishing dà la possibilità di essere molto indipendenti, ad esempio, sotto l’aspetto grafico, di impaginazione e di norme editoriali. Mi spiego: la CE, giustamente, si lega a dei criteri che in qualche modo la identificano, dalle modalità di impaginazione, alla grafica, al tipo di carta utilizzata, addirittura, a determinate regole grammaticali e sintattiche, alle quale l’autore è tenuto ad allinearsi. Il self publishing consente all’autore una maggiore libertà in tal senso, e personalmente, a parte i principi non modificabili della lingua italiana, ritengo sia giusto lasciare a chi scrive la possibilità di una “firma” non solo stilistica, ma anche strutturale. Naturalmente anche io ho i miei criteri quando metto mano ad un’opera e, se non sono imprescindibili per lo scrittore o fondamentali per la narrazione, tendo ad apportare cambiamenti applicandoli.
A: Un’altra questione spinosa: casa editrice a pagamento o no?
E: Le piccole CE a volte chiedono un contributo per la lavorazione e la stampa: in linea di principio, entro certe cifre, ritengo non sia sbagliato. Tuttavia, dato che la CE guadagna sicuramente più dell’autore sulle vendite, sono più propensa a consigliare pubblicazioni gratuite. Ci sono dei contratti standard nell’editoria, ma la quantificazione delle royalties è a discrezione dell’editore. Chiaramente dietro ci sono strategie commerciali che condizionano certe scelte: se un autore vende, chi distribuisce e come lo fa, la promozione e tanti altri dettagli personalissimi della CE, mai criticabili, ritengo, da chi non sia all’interno di questi meccanismi e li comprenda profondamente. Ad oggi la questione non è solo pubblicare un libro, esistono veramente tante implicazioni pratiche, tecniche e commerciali che solo fino a 20 anni fa non erano condizionanti come lo sono ora.
Come lavora un’editor
A: Come si svolge il tuo lavoro di editor?
E: Sono una persona molto pignola. Normalmente effettuo una prima lettura e sgrossatura di errori o imperfezioni evidenti, e cerco di farmi un’idea della trama, perché quando mi occupo della rilettura scendo molto nel dettaglio e perdo di vista la storia, che invece è fondamentale controllare per valutare eventuali incongruenze: per questo il primo passaggio “macro” mi permette di entrare nella narrazione e di rilevarne eventuali discrepanze. Il secondo passaggio, che è quello che preferisco, va ad intervenire sulla punteggiatura, sulle ripetizioni di verbi e aggettivi, sugli errori grammaticali e di battitura. Sono un’amante delle sfumature linguistiche, e l’italiano offre veramente molte nuances che cerco di sfruttare al massimo. Lavoro sulla scorrevolezza del testo ed intervengo sulla struttura dei periodi qualora fossero troppo lunghi e dispersivi o ripetitivi. Leggo spesso ad alta voce per sentire la musicalità delle parole, che devono fluire e dare sensazioni emotive forti, esattamente come la colonna sonora di un film si fa più intensa per sottolineare un momento drammatico o romantico o comunque determinante per la comprensione e la continuità della storia. Cerco di “vedere”, come se lo scritto fosse la sceneggiatura di un lavoro cinematografico, e questo mi aiuta moltissimo a limare la forma dell’opera definitiva. Questi sono solo alcuni esempi… in realtà, a parte il lavoro strettamente tecnico, ogni nuovo romanzo è a sé stante e richiede un approccio del tutto personalizzato. Di certo mi è di aiuto conoscere personalmente l’autore, con il quale in ogni caso mi confronto spesso, ma a volte non è possibile incontrarsi, quindi il rapporto si svolge interamente per via telematica, ma credo che si possa capire molto di una persona leggendo ciò che scrive, e mi piace indovinare in quale personaggio della storia l’autore si identifica di più.
Consigli e suggerimenti
A: Che consigli daresti a chi vorrebbe scrivere ma è intimorito da tutto quello che circonda e implica la pubblicazione e la scrittura?
E: Gli/le consiglierei di tentare, di buttarsi, di studiare, di leggere e di documentarsi; di ricercare un suo stile, di scrivere tanto, di sbagliare e di migliorare. Ho conosciuto persone che hanno tenuto per anni un manoscritto nel cassetto, e vederlo pubblicato è stata una grande gioia. Pubblicare non è questione di soldi o di popolarità, quanto più di consegnare qualcosa di sé al mondo, di condividere storie, pensieri, studi, è un uscire allo scoperto. Molti dicono “non so scrivere”: sicuramente l’esperienza e lo studio contano. Negli anni ci si evolve come scrittori così come esseri umani, ed inevitabilmente ciò che si scrive riflette ciò che si è, ciò che si ha vissuto. Scrivere diventa una necessità, un bisogno, un mezzo espressivo che soddisfa desideri che spesso teniamo nascosti perché abbiamo timore di non essere ascoltati e compresi. Scrivere è bellissimo, tutti in un modo o nell’altro dovrebbero farlo, a prescindere dalla pubblicazione.
Il Terzo Protocollo
A: Come è stato correggere Il Terzo Protocollo, l’ultimo romanzo di Pierluigi Tombetti?
E: Esaltante, complesso. È stato un lavoro impegnativo un po’ per la mole del manoscritto ma anche e soprattutto per i contenuti storici e scientifici e per la quantità di personaggi che si intrecciano lungo lo svolgersi della narrazione. Mi sono riletta interi capitoli perché nella correzione mi perdevo dettagli della storia, e non vedevo l’ora di sapere cosa sarebbe successo dopo. Pierluigi è uno scrittore consumato, fine, incisivo e molto preciso nella spiegazione delle nozioni scientifiche e storiche che porta avanti; inoltre è abile nel definire la psicologia dei personaggi e nell’offrire al lettore una visione personale dagli occhi dei singoli protagonisti, e non è cosa da poco. Ho potuto esprimere la mia pignoleria: questo romanzo meritava la massima estensione e specificità linguistica proprio per i contenuti così articolati che diventano ora la struttura solida, ora la materia magmatica su cui gli attori si muovono offrendo una narrazione intensa e con le giuste pause in cui il lettore ha il tempo di sedimentare le informazioni così come i personaggi si riposano dalle fasi di action estrema. Un bellissimo lavoro, una grande soddisfazione metterci mano.
E ORA, L’EDITOR INTERVISTA L’AUTORE
E: Il Terzo Protocollo, oltre ad essere situato nel contesto di una trilogia, è un romanzo estremamente complesso, sia dal punto di vista della trama, che della psicologia dei personaggi, che della coerenza storico-scientifica: un romanzo così si scrive di getto?
A: No. L’idea nasce di getto, come un’illuminazione improvvisa quando sono in stato Alfa, uno stato mentale caratterizzato dalle onde cerebrali del rilassamento creativo, di solito quando corro con il mio cane o anche quando osservo o sento qualcosa che mi colpisce particolarmente. I romanzi che scrivo richiedono prima di tutto un concept che regga: è questa la cosa più difficile, trovare una storia, un mistero, qualcosa di realmente avvenuto nel passato in cui i protagonisti si imbattono che costituisca una base adeguata per il romanzo, e che li porterà a scoperte sempre più importanti fino alla risoluzione del mistero iniziale. Si tratta di thriller strutturati con una o più trame secondarie che si intercalano a quella primaria e continui salti passato-presente, come in un film: tutto ciò richiede all’autore una mappa narrativa.
Io utilizzo una sorta di lista cronologica dei punti salienti e a volte anche una mappa grafica, un semplice flowchart (diagramma di flusso), cioè caselle di testo con il riassunto di una scena collegati uno all’altro su una linea e con connessioni temporali alle altre trame fissati su altre linee parallele. In questo modo si ha un’immediata visione d’insieme dell’intera storia. Le ricerche che servono per scrivere questi romanzi costituiscono il 70% del tempo necessario e comprendono consulenze presso i più importanti scienziati e ricercatori nei rispettivi campi. La fiction basata su ricerche accurate ed eventi reali affascina sempre.
Di getto scrivo le parti che mi appassionano o mi toccano personalmente, allo stesso modo dell’idea, ma tutto è successivamente costruito con grande attenzione e bilanciamento dei fattori narrativi, che devono essere immersi in una trama veloce. Colpi di scena continui, infatti, sono il segreto per portare il lettore a non riuscire a smettere di leggere, nemmeno di fronte alle necessarie spiegazioni tecniche o descrizioni, che con l’esperienza diluisco nelle parole dei personaggi o in pochi brani.
Casa editrice VS Self Publishing
E: Sei passato dalla pubblicazione con editore al self- publishing: pregi e difetti di entrambi? Sicuramente il punto di vista dell’autore differisce da quello dell’editor…
A: In parte sì; oggi il self publishing non è, come alcuni ancora credono, un’opzione per autori di serie B, non lo è più già da un paio d’anni, al contrario ora sta diventando irrinunciabile. Io pubblico sia con CE che con Amazon ma quest’ultimo ha vantaggi non eguagliabili da qualsivoglia CE. Questo è il motivo per cui diversi autori famosi sono poi passati al self-publishing, ed è anche vero che autori self hanno venduto molto e sono stati poi pubblicati da CE famose.
Il vantaggio delle CE risiede nel fatto che sollevano l’autore da tutte quelle incombenze tecniche e commerciali di cui si farebbe a meno, realizzazione copertina, impaginazione, editing, inserimento nei siti di vendita libraria, distribuzione in libreria, ecc.
Il problema nel self publishing è che se fai da solo devi avere consulenti bravi che ti aiutino a pubblicare un testo di qualità, perché Amazon non è interessata a pubblicare autori di valore, è interessata a far soldi in ogni modo possibile. Quindi il rischio, o meglio, il risultato, è inondare la rete di testi poco accurati, spesso mal scritti e con molti errori dovuti alla mancanza di quei professionisti che le CE ti mettono a disposizione.
Tuttavia Amazon ha dei vantaggi notevolissimi, ne cito solo alcuni:
Royalties: Amazon offre fino al 70% di royalties sugli ebook, inarrivabile per qualunque CE che in genere arriva al 7% del prezzo di copertina, raramente qualcosina di più se non si è famosi; sempre troppo poco rispetto al lavoro dell’autore, comunque comprensibile perché le CE rischiano tutto e investono denaro che non rivedranno se non dopo molto tempo, se va bene. Amazon paga fino all’ultimo centesimo con una correttezza assoluta, ogni poche settimane, non una volta l’anno come le CE (che in diversi casi, purtroppo, non pagano affatto)
Diritti: rimangono sempre tuoi, mentre con una CE li cedi totalmente: questo per Italia, all’estero vigono norme ben diverse.
Velocità: pubblichi in due giorni, senza alcuna spesa, con una CE ci vogliono mesi e spesso un anno o più. Ma il vero problema è arrivare ad essere letti.
Distribuzione: quale speranza ha un autore di essere promosso nelle librerie con migliaia di titoli pubblicati ogni mese? Pochissime, se non nessuna, e in libreria vengono esposti, a parte rari casi di librai illuminati, solo gli autori che vendono di più. Amazon spedisce dovunque e fa la parte del leone in rete; inoltre dal 2019 distribuisce a richiesta anche in libreria.
Pubblicità: le CE non fanno pubblicità ad autori che non siano molto famosi: questi si devono arrangiare con i social network, con presentazioni, interviste in videoconferenza e non, ecc. Con Amazon investi cifre veramente minime, pochi euro, per avere visibilità e promozione mirata negli ebook reader o in rete per chi cerca parole chiave legate proprio libro. Insuperabile, anche come efficacia, visto che si può fare anche in paesi diversi dall’Italia (se si ha il testo tradotto).
Controllo vendite: totale e immediato, minuto per minuto, mentre con le CE ti devi fidare di quello che ti dicono, oppure spendere denaro con i bollini numerati SIAE.
Inoltre vi sono altri vantaggi con Amazon, come KDP Select che, tramite la Kindle Unlimited e la Biblioteca Prime di Kindle permette di far pagare agli abbonati solo le pagine lette, con royalties che raggiungono immediatamente l’autore, ecc. Tutto questo è il presente ma soprattutto futuro dell’editoria.
Consigli e suggerimenti
E: Cosa consiglieresti a chi è alle prime armi?
A: Per rispondere devo prima fissare alcuni punti importanti: le grandi CE non considerano praticamente mai uno scrittore in erba, in genere pubblicano solo quello che ritengono vendibile tra le varie proposte suggerite da agenti letterari di fiducia. Ricevono quintali di manoscritti che ogni sera, me lo raccontava il mio agente anni fa, vanno direttamente al macero senza alcuna lettura: in automatico, arrivano e vanno distrutti. Quando, comunque, si riesce a raggiungere la persona preposta alla valutazione testi, occorrono molti mesi, in genere 8/10 per avere una risposta.
Arrivare a farsi leggere da un agente è più o meno lo stesso iter, tempi lunghi e nessuna garanzia di non essere cestinato, o di essere pubblicato, mentre si è certi di pagare una buona cifra per essere letti. Ė comunque giusto pagare una lettura professionale, ma bisogna prestare attenzione, qui il discorso è davvero poco simpatico perché esistono decine di agenzie letterarie che in realtà non guadagnano sulla vendita a CE, ma vendono pagate esclusivamente dall’autore che ottiene in cambio una relazione sul suo testo, alcuni consigli e null’altro.
E ci sono centinaia di CE che chiedono contributi o un obbligo di acquisto di 100-200 o più copie che l’autore dovrà vendere in presentazioni ecc. Io sono sempre stato dell’avviso che un editore non dovrebbe MAI chiedere un contributo o l’acquisto copie obbligatorio, perché se è seria la CE deve avere una rete di distribuzione che le consenta di mettere il libro in bella vista nelle librerie, e non solo online. Esclusivamente da questo deve guadagnare. Se una CE chiede un contributo è invece perché guadagna da ciò che riceve dall’autore e quindi non ha alcun interesse a distribuire il libro, che morirà ancora prima di essere pubblicato. Per le CE e le agenzie letterarie il miglior consiglio è di leggere sui forum in Internet le esperienze di chi ha pubblicato con loro e regolarsi di conseguenza. E se si vuole proporre un testo scegliere esclusivamente le CE che affermano sul proprio sito di accettare manoscritti in valutazione.
Per rispondere alla domanda, a mio parere un autore dovrebbe ponderare bene, sulla base di quanto affermato in precedenza, se utilizzare una CE o il self-publishing; in quest’ultimo caso tuttavia dovrebbe Investire in un bravo grafico per la copertina e l’impaginazione testo ed ebook (50-150 euro), e in un bravo editor (300-500 euro o più, dipende dal testo e dal numero di pagine). Certamente può anche fare tutto da solo e farsi aiutare da amici appassionati e bravi, ma non è la stessa cosa.
Infatti ritengo fondamentale l’utilizzo di un editor professionista, che non è un correttore di bozze, ma molto di più: corregge, ma va anche alla ricerca di inconsistenze letterarie, contrasti interni, punti deboli, ripetizioni, rivede senso, modi, uso della lingua, trama, è come se aprisse e smontasse pezzo per pezzo il motore di un’automobile che presenta piccoli o grandi problemi e li risolvesse (insieme all’autore), portando quello che poteva essere un sufficiente lavoro alla perfezione.
Comunque, nel caso in cui un autore scelga la CE, meglio rivolgersi alle medie o piccole, che offrono molte più garanzie di attenzione all’autore.
Il Terzo Protocollo
E: Da dove nasce l’idea de Il Terzo Protocollo? E quali aspetti approfondirai in un prossimo lavoro?
A: Il Terzo Protocollo – The Runes Order è il seguito di una trilogia cominciata con I GIORNI PERDUTI, tuttavia è un romanzo a sé e nasce dalle mie esperienze e ricerche in vari campi, dalla storia/archeologia alla fisica quantistica, che costituisce un orizzonte di enorme interesse, poiché ha grandi ricadute nella nostra vita, dal concetto di energia vitale fino al campo emozionale e al linguaggio degli animali e delle piante, come si spiega nel romanzo. Mi ha sempre affascinato la figura di Percy H. Fawcett, da cui Spielberg trasse l’idea di Indiana Jones e l’ho reso uno dei protagonisti, la sua storia è davvero eccezionale.
Inoltre la serie – che ne I Giorni Perduti si chiamava The Rune Trilogy e ora The Runes Order – è la prima sul Nuovo Ordine Mondiale (New World Order, NWO), una minaccia reale e storica, attualissima anche se nata secoli fa ma di cui anche Hitler parlava continuamente. Ne Il Terzo Protocollo si descrivono chiaramente i piani legati al NWO, compreso il Covid19 e varie problematiche che affliggono il mondo in questi ultimi anni spiegandone storicamente le fasi e modalità.
Intanto continuo l’attività di ricerca storico-archeologica che produce regolari articoli su riviste e siti italiani e sulla rivista tra le più lette al mondo (4 milioni di lettori al mese) di archeologia e storia, Ancient Origins (in inglese), oltre al mio sito (italiano e inglese); il mio lavoro è portare alla luce e studiare aspetti poco noti o mal rappresentati della storia dell’umanità, sempre con la massima attenzione alle fonti, stessa cosa per la scienza di frontiera: ciò che emerge da queste ricerche mi ispira sempre eccellenti spunti per nuove storie e libri. Troppi per raccontarli qui, ma un’idea chiara la offrono i miei romanzi in cui sono presenti molti elementi: proseguo su questa strada che dà molte soddisfazioni a me e ai lettori.
Un’intervista illuminante per definire aspetti poco noti ma importanti utili ad ogni scrittore.
Per terminare, qualche informazione su Beatrice Valeriani e Pierluigi Tombetti.
Beatrice Valeriani
Ė una delle migliori editor che un autore possa sperare di incontrare: in realtà incontrarla è molto semplice, basta collegarsi alla sua pagina FB: https://www.facebook.com/Beaeditorpercaso
Cesenaticense classe 1973, si laurea in Bioetica nel 1999 e prosegue gli studi in Naturopatia. La sua passione per la scrittura diventa per caso un lavoro dopo che qualche anno fa un amico autore le chiede di correggere il suo ultimo romanzo… da allora ha all’attivo 8 romanzi curati come editor, tra cui gli ultimi due di Pierluigi Tombetti, tre in attesa di pubblicazione e quattro in lavorazione.
E per quanto riguarda Pierluigi Tombetti nasce come storico e pubblica testi di ricerca, saggi e articoli su riviste internazionali per poi affiancare a questa attività thriller avvincenti sempre con una decisa base scientifica e storico-archeologica. I suoi romanzi non rientrano in un genere preciso, ma ne creano uno nuovo poiché inglobano avventura, thriller, storia, scienza di confine, azione, spionaggio e molto altro, sempre basati su eventi e fatti reali e sul filo del rasoio. Pierluigi è stato consulente e ospite in trasmissioni tv, ed è autore di progetti televisivi e documentari.
Potete visitare la sua pagina FB, il canale youtube omonimo con documentari tratti dai suoi articoli, booktrailer, alcune presentazioni, e il sito dell’autore.
Pierluigi Tombetti
Pagina FB: www.facebook.com/pierluigitombetti1966
Canale youtube: www.youtube.com/channel/UCIJLB7Rpd7HQsLT3ERHy5og
Sito web: www.pierluigitombetti.com
Molto interessante.
Io scrivo fiabe per bambini
Ho pubblicato con ALBATROS il
Primo volume
Ne ho altri 10 pronti oltre a un progetto per educazione civica su bimbi.
Se non hai un buon editore serio non vai da nessuna parte.
Grazie del suo commento. Comunque, anche se un buon editore fa sempre la differenza, ormai il self publishing ha acquisito una tale solidità e potenzialità, come si legge nell’articolo, da risultare moto più performante e appetibile.